È notte.
Esco dalla baita e guardo il cielo stellato.
A occidente Pegaso mi sfida ad una corsa, a oriente e vicino al tramonto, Sirio illumina ancora la notte con la sua luce cristallina.
In basso, giù nella valle, un presepio di luci mi richiama per il ritorno a casa.
Lo spazio è libero, non ci sono alberi, trovo con lo sguardo il trapezio di luci di casa mia, è la che devo arrivare.
Il vento da nord entra sotto il maglione invernale che ho portato,
l’ottobrata di oggi ha lasciato spazio alla rugiada e al freddo pungente.
Bene mi dico, mentre scendo nel sentiero, questo anno arriverà la neve con Dicembre e i bambini faranno pupazzi e slittate nei prati.
Il bosco è buio, la torcia illumina un piccolo cono di sentiero e non c’è la luna.
Cammino con buon passo, le gambe sono allenate, il bosco lo conosco, tuttavia il buio mi stringe lo stomaco, canticchio un qualcosa, certo, il karaoke in baita, al caldo era meglio.
Un rumore,
l’ho sentito alla mia destra, forse un ramo mosso dal vento, forse la paura del buio ancestrale che mi porto dentro fin da piccolo mi frena le gambe.
Penso al mio coltello da caccia, a casa nel fodero, al fucile remington con ottica zeiss notturna nell’armadio blindato di casa, alla beretta 9 millimetri chiusa in cassaforte.
Sei un coglione, mi dico,
un coglione da solo in un bosco, di notte senza difesa.
Poi lo vedo, sopra il sentiero, il riflesso dei cristallini mi ipnotizza e mi gela il sangue.
È un lupo.
Lui mi ha visto da un po’ e mi ha seguito, io non credo mi possa succedere questo.
Non qui a Serina non qui a 1 km da casa.
Ho paura, il cervello viaggia su equazioni e possibilità alla velocità della luce ma sono immobile come una statua di pietra.
La macchina perfetta e selvaggia che ho a pochi metri non mi da alcuna chance, se ha fame prenderà la preda.
Mi muovo, lentamente, tengo, quasi per rispetto o per paura, la luce abbassata vicino ai miei piedi quasi mi desse più sicurezza, come se una parte di me rifiutasse la realtà.
Il lupo mi segue, lo sento, al buio, cammina e muove le foglie adesso è vicino.
Un fiotto di adrenalina pompato dalle surrenali mi avverte che siamo in modalità allerta rossa e che tra poco succederà qualcosa.
Stringo nelle mani i bastoncini e alzo le punte per difendermi.
Lui peserà almeno 40 kg e cercherà subito la mia gola.
Il prato non è lontano, il lupo sta ancora valutando come prendermi, tutto è irreale, non sono qua adesso, i lupi non ci sono da noi.
Ancora poche decine di metri, nel prato c’è una cascina, ha il tetto spiovente, ci posso arrivare.
Siamo lui e io, sta a 4 metri da me, non ha fretta, decido di correre, lui è più psicologo di me.
Altra adrenalina in circolo, getto le racchette dietro di me, la torcia sbatte contro un albero, arrivo al prato….
Il lupo è scomparso, salgo sul tetto del cascinale e guardo verso il limitare del bosco.
Nulla, non vedo niente.
Il sudore si gela al contatto con l’aria fredda che adesso mi colpisce in faccia, i muscoli cominciano a fare male, gli occhi bruciano.
Passano 10 minuti, il freddo entra in profondità, rabbrividisco e sono stanco, guardo casa giù più in basso. Guardo le stelle, ora sono meno vivide, che stupido, siamo all’ultimo quarto di luna, eccola che sale nel cielo da occidente.
È tardi, veramente tardi, sto sul tetto e non oso scendere, mi chiedo se è vero o se mi devo svegliare da un sogno incredibilmente lungo e nitido.
Ora si vede bene, gli occhi sono assuefatti al buio, decido che era un sogno, che il lupo non esisteva, razionalmente deve essere così.
Scendo dal tetto, non succede niente, non sento rumori, l’erba è bagnata mentre scendo verso casa.
Il rumore del fiume è vicino, benedico il lampione sul ponticello che mi separa dalla civiltà, lo attraverso e mi sento sicuro, ancora pochi metri e sarà solo un ricordo di un sogno.
Risalgo la mulattiera, mi do del fifone e del visionario, apro la zip dello zaino e prendo le chiavi quando lo sento, forte, nitido, assoluto e inconfondibile…….
Marco Longoni
Serina 26 Ottobre 2019